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TABARRO, TABARRO DELLE MIE BRAME


L'adunata invernale di Roncade: immagini d'altri tempi, la storia, Il Barba, la mascotte e le piccole polemiche


La Tribuna di Treviso - 27 gennaio 2002:


Passano le ombre nere nella nebbia della sera roncadese. Ombre d'un tempo, anche se ad illuminare di quando in quando le figure intabarrate sono freddi e moderni fari allo iodio, non calda luce di lanterne o fioche lampadine "civiche". A passo lento, salmodiando da...uomini di notte, si dirigono all'osteria. E per un'attimo, nel buio, ci par di fare dieci passi indietro nel tempo. Poi l'incanto svanisce e resta la meraviglia di questa sessantina d'omoni vestiti come i loro nonni: il tabarro sulle spalle, preferibilmente nero; il cappello in testa, quasi mai quello del nonno, più spesso modernizzazione dello stesso. E, sotto, l'abito alla contadina (con gilet): nero come un tempo, verde, oppure blu. E la cravatta: a fiocco da anarchici, oppure a stringa. Qualcuno, come lo "scultore per hobby" (recita il bigliettino da visita con foto, telefono di casa, di cellulare e indirizzo e-mail, di Roberto Carraro di Villanova), esibisce pure un bastone lavorato in sandalo, assoluta invenzione rispetto al corniolo del tempo che fu.

Non è una mascherata. Carnevale non c'entra, anzi: la Congrega del Tabarro, sotto le luci interne della Trattoria Garibaldi, davanti al rosso di benvenuto, accompagnato da una bella fetta di lardo, i fratelli del tabarro assumono volti odierni. Sulla porta, le loro signore scendono da gipponi all'ultima moda o da più serene "for-fiesta". E' la serata del raduno di gente che, oltre al tabarro, ha in comune un pizzico d'arte e un bel po' di beato esibizionismo, oltre alla voglia di recuperare alcune tradizioni popolari. "Tradizione e cultura, pane di ogni popolo", dice lo striscione appeso al muro, mentre Gianni Sgrò, il padrone di casa, con il suo staff, onora i tavoli con portate che nulla hanno a che fare con i cosiddetti manicaretti (la serata è rigorosamente all'insegna del maiale, le portate sono quelle classiche della stagione e della cucina contadina) e con vino rigorosamente della casa. Ne godono, senza farsi troppi problemi, i confratelli ristoratori, professionisti, industriali, artigiani, giornalisti (l'editore no: è a Milano con la mogliettina, si sente profumo di alto tradimento e di rammarico), caccia-pescatori, pittori-scultori, politici e gente comune raggruppati sotto l'insegna del tabarrismo. I giovani? Ci sono, almeno in minuscola rappresentanza: c'è la mascotte Alberto Fanzago, tabarro verde-loven e dita che indicano l'età (tre anni), c'è Olmo, il figlio del presidente Tiziano Spigariol che si porta appresso quel bel nome da "Albero degli zoccoli", ma porta sulla schiena una cascate di capelli biondi stretti in una coda di cavallo.

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